La morte di Aride Rossi Passione e generosità al servizio del Partito Con Aride Rossi, recentemente scomparso, abbiamo avuto anni di amicizia, frequentazioni e lavoro intensi. Nel 1987 Giorgio La Malfa, segretario del partito, lo chiamò a dirigere la segreteria organizzativa a Piazza dei Caprettari e quando nell’89 venne avvicendato dall’amico Gianni Ravaglia, Aride si profuse nello sforzo dei corsi di formazione dei giovani senza mai risparmiare passione ed energia. Molti dei ragazzi che hanno iniziato a conoscere il Pri in quegli anni ancora hanno un ricordo affettuoso di Aride e della sua eccezionale generosità. Cercò di trasmettere a tutti loro il patrimonio ideale e politico che sorreggeva la casa repubblicana, nel quale impegnava tutto se stesso. Aride, legato al sindacalismo e al movimento cooperativo, mazziniano fervente, fu sempre un critico accesso dell’esperienza di governo democristiana. Quando il Pri entrò in crisi con il pentapartito e passò all’opposizione, nessuno era più felice di Aride Rossi. Se non fosse nato a Forlimpopoli, Aride avrebbe comunque chiesto la cittadinanza onoraria in un qualsiasi comune della Romagna dove il Pri superasse in voti la Dc. Forse anche per questa ragione la scelta del ‘94 di allearsi con Prodi, Mario Segni e Martinazzoli nel "Patto per l’Italia" fu per lui un colpo durissimo: entrò in urto con il partito, da cui rapidamente si staccò, al punto da non riavvicinarvisi nemmeno ai tempi dell’Ulivo. La nostra impressione è che Aride coltivasse la presunzione di costruire un’avanguardia repubblicana interna ai Ds e guidarli ad una piena emancipazione in senso democratico. Per orgoglio, convinzione, o magari testardaggine non ha più voluto deflettere da quell’intento e, visto che il partito, nonostante i grandi progetti di fusione allestiti all’epoca da Veltroni, resisteva nella sua individuale autonomia, i rapporti con un amico carissimo, con cui pure avevamo condiviso anni di vita politica, si allentarono. L’ultima volta che vedemmo Aride fu nel marzo del 2003. Abitava a Monteverde, frequentavamo la stessa edicola. La frattura era ancora viva, perché certe ferite non si rimarginano facilmente, soprattutto quando i legami sono stati fortissimi. Eppure lui fu molto espansivo, quasi volesse lasciar trasparire che non poteva dimenticare il suo vecchio partito. E questo ci fece piacere. Poi c’era un punto politico. Da atlantista convinto qual era, non aveva un dubbio nel sostenere l’impegno americano in Iraq ed appariva infastidito dal pacifismo di ritorno dei Ds. Non era riuscito ad influenzarli al punto di far capire che la democrazia, forse, non si esporterà con la guerra, ma a volte con la guerra si può difendere. Fu l’ultima volta che incontrammo Aride Rossi. Ora ci fa piacere pensare che una comune lettura dei problemi internazionali corresse ancora viva fra di noi e, nonostante tutto, ci tenesse uniti. |